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Lo stress occupazionale

2025-02-15 14:24

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Lo stress occupazionale

Gli interventi primari sono quelli che possono dare le maggiori risposte allo benessere edalla riduzione dello stress soprattutto nel medio-lungo periodo.

Lo stress prende il suo nome dalla qualità dei metalli, in campo ingegneristico, di assorbire forti pressioni. Hans Selye fu il pioniere degli studi riguardanti lo stress in campo psicologico. Nel suo approccio, chiamato response-based, lo stress viene identificato come la risposta fisiologica aspecifica manifestata dall'organismo nei confronti di diversi tipologie di stimoli ambientali. Infatti, nei suoi primi approcci, Selye aveva identificato questo fenomeno con il nome di sindrome generale di adattamento. Proprio il fatto di basare la sua descrizione solo sulle caratteristiche della risposta creano le prime difficoltà alla teoria di Selye. Una parziale risposta a questi limiti fu quella elaborata in un secondo modello definito stimulus-based. Anche in questo caso il fatto di limitarsi allo studio di un singolo fattore, gli stimoli del posto di lavoro, non diede i frutti sperati e si arriva quindi ad una integrazione di questi due modelli che migliora ancora la capacità di descrivere e anticipare le dinamiche almeno fino a quando Lazarus, nel 1991, formula il ​transactional approach​, l’approccio transazionale, che ad oggi è il modello sullo stress più completo e attuale.



La teoria transazionale dello stress (Lazarus & Folkman, 1984) propone un approccio di tipo psicologico in cui l’impatto degli stressor esterni è mediato dalla capacità dell’individuo di valutare quanto un determinato evento sia stressogeno (​primary appraisal​) in relazione alle risorse necessarie che l’individuo deve investire per gestire tale evento (s​ econdary appraisal​).



L’approccio si mostra utile come estensione delle teorie basate sul grado di adattamento tra l’individuo e il contesto nel quale è inserito. In questo senso l’esperienza di stress è un “punto di vista individuale”, stimoli diversi possono condurre alla stessa esperienza di stress e viceversa stimoli uguali possono condurre a diverse esperienze di stress. La capacità individuale di farvi fronte.



Con questo modello Lazarus prende in considerazione anche le capacità e le caratteristiche individuali che regolano il processo dello stress attraverso gli stili di coping che fanno capo agli sforzi cognitivi e comportamentali che le persone mettono in campo per gestire le richieste provenienti dall'ambiente. in questo modo gli individui agirebbero le azioni più confacenti per affrontare queste richieste. Questo concetto implica anche che l'individuo che considera le proprie risorse adeguate per far fronte alle richieste ambientali e anche maggiormente in grado di farvi fronte. Lazarus e Folkman (1984) definiscono il coping come gli sforzi costanti, sia cognitivi che comportamentali, di cambiare o gestire specifiche domande interne o esterne che sono valutate come gravose o eccessive per le risorse della persona ed i processi di valutazione delle strategie da adottare sono essenzialmente due: la valutazione primaria e secondaria.



Folkman e Lazarus (1988) considerarono quindi otto principali strategie di coping:


  • attivazione di confronto

  • di stanziamento

  • autocontrollo

  • ricerca di supporto sociale

  • accettazione della responsabilità

  • fuga ed evitamento

  • problem solving​ programmato

  • rivalutazione positiva

    É inoltre importante nominare in maniera chiara alcuni concetti. Beehr, nel 1998, definisce i concetti legati allo stress:

●  stress​ è l’intero processo transazionale


●  stressor​ è la situazione stimolo potenzialmente in grado di produrre disagio


●  strain è l’insieme delle risposte psicologiche, fisiologiche e comportamentali agli


stressor




Stressor organizzativi


La ricerca sugli stressor In un primo momento si è centrata su quelli fisici come l'illuminazione, i livelli eccessivi di rumori, ecc. negli anni 2000 a questi si aggiungono anche le caratteristiche lavorative, i ruoli organizzativi e la vita extralavorativa. Il ruolo, in particolare, riveste una componente importante di stress nel momento in cui questo non sia ben definito (ambiguo) oppure in conflitto con quelle che è l’equilibrio tra richieste e risorse/competenze. Altro importante stressor è il sovraccarico, cioè un eccessivo impegno lavorativo sia in termini di intensità che di tempo. Le relazioni interpersonali nell’ambito del posto di lavoro rivestono una importante variabile sia in senso positivo che negativo quando queste sono scadenti, insieme allo stile di leadership che può determinare in maniera importante la qualità della vita in azienda.


Effetti dello stress


Come è in parte noto gli effetti dello stress sulle persone e sulle organizzazioni possono essere lievi ma anche, via via, devastanti sia per l’organizzazione sia per gli individui. L’esposizione prolungata allo stress può indurre, nelle persone, problemi cardiocircolatori, di ipertensione arteriosa, aumento del colesterolo, patologie cardiache e a carico del sistema digerente oltre a diabete, obesità e sindromi metaboliche. Il carico dello stress a livello psicologico porta con sé sentimenti di ansia e disturbi dell’umore molto vari che possono anche associarsi con abusi di sostanze e azioni sociali negative.


Interventi


É molto importante salvaguardare la propria salute e questo, a mio avviso, è un imperativo personale irrinunciabile. É molto importante da molti punti di vista. La prima riflessione da fare è che proprio in quanto operatori sanitari, quindi portatori anche di conoscenze specifiche, è chiara la responsabilità che abbiamo, nel gestire lo stress, nei nostri confronti e le ricadute che la mancanza di questo impegno può procurare alle persone di cui ci occupiamo. Lo stress non è facile da individuare e mette in atto tanti atteggiamenti di coping per gestirlo che non sempre sono funzionali (in parte ne abbiamo parlato all'inizio del corso). Un corretto approccio inizia sicuramente dalla propria consapevolezza e autoconsapevolezza che è lo strumento culturale principe che ci permette di capire come ci sentiamo di fronte alle situazioni e cosa ci fa stare meglio o peggio. L’autoconsapevolezza però è spesso oscurata da giudizi, culture di gruppo o organizzative, abitudini e altro la cui conoscenza può essere importante per iniziare a prenderne atto.


Lo stress è sicuramente una risposta del nostro organismo che nella maggior parte dei casi è positivo e ci permette di reagire o di agire in maniera proattiva e positiva. La soggettività e i giudizi che diamo alle situazioni possono innescare meccanismi di stress che non sono più finalizzati allo scopo originario ma che producono solo effetti negativi. Per questo parliamo di eustress e distress le cui differenze riporto brevemente nella tabella sotto.


Eustress è motivante, ci spinge a fare cose, ha un benefico effetto sulla nostra salute e sul benessere. Il distress è quella forma a cui di solito ci riferiamo quando parliamo di stress e che proprio perché disfunzionale porta con sé i risvolti negativi citati sopra.


Quando parliamo di interventi quindi è necessario inserirli in un contesto culturale e teorico che ho brevemente accennato. Questi interventi generalmente indicati come Stress Management interventions, principalmente di tre tipi:


●  Interventi ​primari​: sono di tipo principalmente organizzativo e rivolti al contenimento degli aspetti di progettazione del lavoro in maniera ottimale. Tra questi troviamo quello di un ripensamento dei ruoli in base a principi di trasparenza e chiarezza e tecniche di job enrichment, il job enlargement ed altre, la costruzione di un clima e di una partecipazione migliore attraverso politiche aziendali mirate alla cooperazione che migliorano le relazioni alla base del benessere organizzativo.


●  Gli interventi ​secondari diretti agli individui per migliorare la gestione dello stress attraverso tecniche di meditazione, mindfulness (sempre più diffusa nelle aziende), interventi di autoefficacia ed empowerment. Il costo limitato e l’efficacia ne fanno ottimi strumenti.


●  Interventi di natura riabilitativa e di cura, invece, sono quelli ​terziari​. Lo stress è già presente in maniera importante e questi interventi cercano di limitarlo e curarlo attraverso programmi di assistenza già presenti in alcune aziende.


Gli interventi primari sono quelli che possono dare le maggiori risposte allo benessere ed alla riduzione dello stress soprattutto nel medio-lungo periodo. L’utilizzo di una riprogettazione del lavoro mirato alla riduzione dello stress è appannaggio di una ridotta quota di azienda cosa che rende maggiormente utilizzati gli approcci secondari e terziari. Se, però, quello terziario è un approccio già di cura con l’altro è possibile contenere in maniera anche importante il rischio.









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